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MERCATI AZIONARI GLOBALI
Per i mercati azionari globali è stata la peggiore settimana dal 2008, l’anno del crac di Lehman Brothers che innescò la crisi dei mutui.
Secondo il Financial Times, le azioni in media hanno perso un decimo del loro valore in questi sette giorni, mentre il solo S&P, cioè l’indice che raggruppa le 500 maggiori società Usa, ha bruciato 3.400 miliardi di dollari (in soli 6 giorni), cioè due volte circa il Pil dell’Italia.
Nell’ultima sessione di venerdì, le Borse europee sono andate a picco e in una sola giornata hanno bruciato oltre 320 miliardi di euro.
Londra è arretrata del 3,11%, Milano del 3,58% (-22,5 miliardi di euro di capitalizzazione), Francoforte del 3,93% e Parigi del 3,38%.
Tokyo ha perso il 3,7%. Wall Street ha invece limitato i danni in chiusura, con il Dow Jones in calo dell’1,33% e il Nasdaq a un soffio dalla parità dopo aver ceduto fino al 4% nel corso di una sessione, in seguito a una dichiarazione del presidente della Fed, Jerome Powell, che è stata interpretata come un’apertura a un taglio dei tassi.
NASDAQ: grafico daily
Se si analizza il grafico del Nasdaq sopra riportato, si può notare come il crollo settimanale abbia dato il via ad un possibile movimento a ribasso che data la forza delle ultime sessioni, potrebbe continuare rompendo la prima area di supporto per poi soffermarsi in area 7 mila punti mettendo a segno un altro -16% (area di maggior scambio volumetrico).
Ora è arrivato il momento delle banche centrali che dovranno difendere il mercato da questo sfrenato sell off, calmando il clima economico, cercando di dare fiducia agli investitori.
CORONAVIRUS
Il coronavirus non è più un’emergenza prioritariamente cinese: per il terzo giorno consecutivo i dati di contagio fuori dalla Cina hanno superato quelli all’interno.
Il virus, secondo l’Oms, si è diffuso in almeno 46 paesi e ormai non ha più confini.
Negli Stati Uniti si registra il primo morto per coronavirus: un uomo che viveva nell’area di Seattle, contea King County.
Si tratta di uno dei nuovi casi nello Stato di Washington, in Oregon e in California che non hanno contatti con persone rientrate da zone contaminate.
Il presidente Donald Trump ha confermato la notizia: “Purtroppo una persona è venuta a mancare, un uomo di circa 50 anni del personale medico”, ha detto il capo della Casa Bianca.
“Non ci serve il panico”, ha aggiunto in conferenza stampa. Ma negli Usa “ci saranno probabilmente nuovi casi”.
“Il nostro Paese è preparato a combattere il coronavirus, siamo pronti ad ogni scenario”, ha concluso.
Poco dopo il governatore Yay Inslee ha dichiarato l’emergenza nello Stato di Washington, come qualche giorno fa aveva fatto il sindaco di San Francisco.
Intanto la Casa Bianca sta studiando un piano per attenuare l’impatto dell’emergenza coronavirus sull’economia americana.
Tra le misure al vaglio (spiegano fonti dell’amministrazione) ci sarebbe anche un pacchetto di riduzioni fiscali.
Un taglio delle tasse che, insieme a un eventuale taglio del costo del denaro da parte della Federal Reserve, potrebbe calmare i mercati e salvaguardare la crescita.
LE DECISIONI DELLA FED BASTERANNO?
Il presidente della banca centrale americana, Jerome Powell, lascia intendere che la banca centrale è pronta anche a tagliare i tassi, se necessario, per far fronte all’impatto sull’economia dell’epidemia di coronavirus.
In una dichiarazione rilasciata con l’aumentare della preoccupazione che il virus possa far deragliare la crescita globale, Powell chiarisce che i “fondamenti dell’economia americana rimangono forti”.
Tuttavia, di fronte al crollo dei mercati e di Wall Street, Powell riconosce che il coronavirus “pone rischi in evoluzione per l’attività economica” e avverte che la Fed “sta monitorando attentamente gli sviluppi”.
La Fed, nota il Wall Street Journal, aveva usato un simile linguaggio lo scorso giugno per indicare che era disposta a tagliare i tassi di interesse, se necessario, dopo che la guerra commerciale USA-Cina aveva minacciato di aggravare un rallentamento globale.
La banca centrale ha successivamente ridotto i tassi di interesse tre volte.
Attualmente i tassi Usa sono tra l’1,5% e l’1,75%.
Gli investitori ora si aspettano che la Fed tagli i tassi di interesse di almeno un quarto di punto – e forse di più – nella riunione del 17-18 marzo, o forse anche prima.
Wall Street però non sembra crederci troppo. Subito dopo la dichiarazione di Powell, il Dow Jones cede il 3,11%, lo S&P il 2,5% e il Nasdaq l’1,9%.
Danni limitati solo in chiusura, con l’indice delle blue chip che registra una diminuzione dell’1,33% e il listino dei tecnologici che limita le perdite allo 0,14%.
Attualmente il sentiment del mercato prevede un taglio del costo del denaro per un 94.9% di probabilità con un taglio di 0.5 punti base, mentre solo il 5% ne prevede un taglio inferiore a 0.25 punti.
Da far attenzione alla variazione continua e molto volatile di queste percentuali, in quanto nei giorni precedenti si può notare quanto questi dati siano stati volatili e a volte opposti.
C’è da dire che le ultime dichiarazione del N1 della Fed danno poco all’immaginazione, e un taglio dei tassi potrebbe essere alle porte nel meeting del 18 marzo, occhi puntati quindi nelle giornate future.
COME RISPONDERA’ L’EUROPA?
Christine Lagarde ha minimizzato le possibilità che la Banca centrale europea fornisca una risposta imminente alla diffusione del coronavirus, che ha spinto gli economisti a ridurre le loro previsioni di crescita della zona euro.
Il presidente della BCE ha dichiarato che la banca centrale stava monitorando “molto attentamente” l’epidemia, ma ha affermato che non era ancora nella fase in cui avrebbe avuto un impatto duraturo sull’inflazione e, pertanto, avrebbe richiesto una risposta di politica monetaria.
I commenti della Lagarde indicano che la banca centrale spera di mantenere in sospeso i tassi di interesse quando si incontrerà per discutere la politica monetaria entro due settimane, nonostante le chiamate degli economisti su di essa per tagliare i tassi e intensificare gli acquisti di obbligazioni.
La Presidente ha spiegato che si dovrà verificare se il coronavirus risulterà essere uno shock con effetti di lungo termine o meno, ma ha aggiunto che “certamente non siamo ancora a quel punto”.
“Si tratta di un fenomeno che si evolve rapidamente, che richiede un monitoraggio molto attento. Chiaramente non è una questione su cui una Banca Centrale possa avere ad oggi un suo giudizio. Ora ha detto, spetta ai servizi sanitari e agli esperti darci i pareri sull’evoluzione e in particolare sul contenimento” dell’epidemia.
Questa posizione cauta da parte della N1 del consiglio direttivo, che ha mantenuto invariato il tasso sui depositi a meno lo 0,5 per cento da un taglio dello scorso settembre, potrebbe deludere gli investitori che sperano in un ulteriore stimolo monetario per arginare un forte sell-off nei mercati finanziari.
Lo Stoxx Europe 600 ha visto un ribasso fino al 3,5% nelle negoziazioni del primo pomeriggio di giovedì, perdendo poco più del 10% dal livello record raggiunto oltre una settimana fa.
Lagarde ha affermato che tutti gli scenari di casi di base della banca sono “basati al momento sul contenimento in un ordine ragionevolmente breve”.
“Sono stata molto contenta di vedere che il numero di decessi in Cina relativi al contagio sembra essere diminuito per il terzo o il quarto giorno, il che sembra indicare che c’è un certo miglioramento”, ha aggiunto.
Economisti
Gli economisti temono che l’impatto del virus continuerà a interrompere le catene di approvvigionamento globali e ad aggravare i guai dei produttori europei, che hanno sofferto per due anni di ordini e produzione in calo.
Temono inoltre che la crisi sanitaria possa pesare sulla debole crescita della zona euro, che l’anno scorso è scesa al livello più basso degli ultimi sette anni.
Quest’anno Bank of America ha ridotto le sue previsioni di crescita dell’eurozona dall’1% allo 0,6%, mentre il Credit Suisse ha ridotto la sua proiezione dallo 0,9 allo 0,5%.
L’Italia, dove l’epidemia è la più grave al di fuori della Cina, martedì ha esortato Bruxelles a offrire flessibilità agli obiettivi di bilancio qualora l’improvviso scoppio del coronavirus del paese nelle regioni settentrionali industrializzate avesse un impatto prolungato su un’economia già in bilico al limite di una recessione.
Peter Altmaier, ministro dell’economia tedesco, giovedì ha promesso di venire in aiuto delle compagnie del paese colpite dalla malattia.
Il governo aveva “vari sussidi e sovvenzioni disponibili per le aziende per colmare le esigenze di liquidità a breve termine”, come garanzie di credito all’esportazione e prestiti da KfW, la banca di sviluppo di proprietà statale tedesca, ha affermato.
Finora non c’erano prove del fatto che l’epidemia di virus avesse provocato strozzature dell’offerta o influenzato la domanda nella stessa Germania, ha affermato Altmaier, ma il suo ministero stava comunque monitorando attentamente la situazione.
“Non posso escludere un impatto sulle nostre previsioni di crescita, ma sarà gestibile”, ha detto.
Ora c’era una discussione per far avanzare alcune riforme che erano già state concordate dal gabinetto tedesco per migliorare le condizioni per le aziende, ha detto.
Tra questi, le modifiche all’ammortamento fiscale per le società che acquistano prodotti digitali e il trattamento fiscale preferenziale per le società di persone.
Le misure non equivalgono a “uno stimolo nel senso classico, che avrebbe comunque solo un effetto effimero”, ha affermato.
Il VIX RITORNA SOTTO I RIFLETTORI:
L’indice Vix, il cosiddetto ‘indice della paura’, una delle misure più attentamente osservate sulla volatilità dei listini, è salito fino ai 49 punti, chiudendo la sessione 40 punti, al top dall’ottobre 2011, a dimostrazione dell’incertezza e dello spavento che regna sui mercati.
Grafico daily:
Il rendimento dei Treasury Usa a 10 anni è crollato di oltre un quarto di punto percentuale questa settimana, scendendo per la prima volta sotto l’1,2%. Un dato preoccupante, perché dimostra che in America gli investitori comprano titoli di Stato perché non si fidano più, in prospettiva, dei mercati azionari e della crescita economica, che pure finora non ha dato problemi.
Anche il rendimento del Bund tedesco è arretrato a -0,620%, mentre lo spread tra Btp e Bund si è mantenuto a quota 170, dopo un top a 182 punti. In compenso il prezzo dell’oro è calato a picco ed è sceso del 3,5% a 1.588 dollari l’oncia.
La discesa è arrivata a pochi giorni dal rally che aveva spinto il prezzo del metallo giallo a quasi 1.700 dollari. A farlo scendere è il calo dei consumi, specie in Cina, che batte nettamente la spinta ad acquistarlo come bene rifugio.
I prossimi giorni saranno cruciali per l’economia globale, in cui avremmo modo di vedere come reagiranno le banche a questo sfrenato sell off dei mercati, quindi tenetevi pronti e allacciate le cinture.
Con questo vi saluto e vi auguro buon trading.
Michele Cervellin
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