Per fermare lo slide-show cliccare su una freccia

 

 

La serie di appuntamenti che andranno a concludersi a fine mese metteranno i mercati finanziari sotto attenta osservazione, proprio perché in questa precisa fase economica si stanno gettando le basi per il futuro trend.

Questo andrà a caratterizzare il mercato valutario nel lungo periodo, influenzando i mercati azionari che dovranno sottostare alle politiche delle banche centrali e agli aspetti politici che mai come in questi tempi sono caratterizzati da continue tensioni.

 

BREXIT, NULLA DI FATTO?

La Camera dei Comuni britannica con il voto di sabato, ha approvato con 322 voti a favore e 306 contrari, un emendamento proposto dal deputato Oliver Letwin che prevede un rinvio del voto sul nuovo accordo tra Regno Unito e Unione Europa.

Ma il premier britannico, Boris Johnson non si piega: “Non negozierò un rinvio con l’Ue e la legge non mi obbliga a farlo”, ha detto subito dopo il voto. “La cosa migliore è uscire il 31 ottobre 2019”.

Nella lettera scritta da Jhonson verso i deputati britannici ha ribadito la sua volontà di non volere un rinvio della Brexit oltre il 31 ottobre 2019, dicendosi convinto che neppure la controparte Ue sia disposta a un ulteriore rinvio.

Il premier Tory conferma poi di voler riproporre questa sera alla Camera dei Comuni il suo deal e presentare insieme il pacchetto delle leggi attuative dell’uscita dall’Ue, sollecitando ancora una volta la Camera ad approvare l’accordo.

Il premier britannico, Boris Johnson, “ora deve rispettare la legge” che prevede un rinvio della Brexit.

Lo ha dichiarato il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn che sollecita il premier conservatore a riflettere molto attentamente sul suo rifiuto di chiedere una proroga del periodo di negoziazione.

“Riteniamo che alla fine il popolo debba avere l’ultima parola sulla Brexit”, ha aggiunto confermando l’intenzione di chiedere un referendum sull’accordo raggiunto tra Johnson e Bruxelles.

Il voto alla Camera dei Comuni sull’accordo per la Brexit ci sarà lunedì.

La Commissione europea prende atto del voto della Camera dei Comuni sul cosiddetto emendamento Letwin.

L’emendamento indica che la bocciatura sul testo presentato da Jhonson non vi è di fatto stata, ma si è chiesto tramite il rinvio di avere ulteriore tempo per poter analizzare il testo, che di fatto si discosta poco da quello introdotto dalla ex premier Teresa May.

D’altra parte l’Ue aspetta che il Regno Unito prenda una posizione e comunichi quanto prima le volontà al fine di pianificare i possibili sviluppi sui vari scenari da attuare.

«Oggi il governo introdurrà la legislazione necessaria affinché si possa uscire dalla Ue con il nostro nuovo accordo il 31 ottobre», ha annunciato Johnson, aggiungendo: «E spero che i nostro colleghi e amici dell’Unione europea non saranno attirati maggiormente da un possibile rinvio che dalla manovra di possibile accordo».

Quindi si sta pensando a un voto già oggi per cercare di accelerare i tempi, anche perché i 306 voti ottenuti mostrano che i conservatori sono abbastanza compatti, compresi i 21 che erano stati cacciati per aver votato contro il governo (per tutelare il Paese contro il no deal), sei laburisti e diciassette indipendenti.

IN CASO DI POSSIBILE DEAL:

Se vi fosse l’approvazione del testo di Jhonson e quindi bocciata la richiesta di rinvio votata sabato, il periodo di transizione per l’uscita durerà fino al 31 dicembre 2020, durante il quale resterà allineata alle regole Ue per facilitare il distacco e dare tempo soprattutto alle imprese di prepararsi al dopo-Brexit.

Il periodo di transizione potrebbe anche essere allungato fino alla fine del 2022 se entrambe le parti lo riterranno opportuno.

I cittadini europei che vivono o lavorano in Gran Bretagna avranno tempo fino al 31 dicembre 2020 per fare gratuitamente domanda di “settled status” o diritto di residenza permanente, mantenendo così il diritto ai sussidi, all’accesso ai servizi pubblici compreso il servizio sanitario nazionale e il riconoscimento dei loro titoli di studio e qualifiche professionali.

Diversa invece la situazione per gli europei che vorranno andare a vivere in Gran Bretagna dopo il periodo di transizione.

Dovranno fare domanda di residenza temporanea europea (European Temporary Leave to Remain) che dura un massimo tre anni.

Superato quel limite, gli europei verranno equiparati agli altri cittadini del mondo e soggetti a un nuovo sistema di immigrazione.

Il ministero dell’Interno ha avvertito che chi non farà domanda di settled status entro la data prevista potrà essere deportato a partire dal gennaio 2021.

L’accordo rivisto e corretto siglato da Londra e Bruxelles prevede inoltre che la Gran Bretagna paghi alla Ue il cosiddetto “conto del divorzio”.

La cifra concordata dalla May era di 39 miliardi di Sterline ma dato che a causa del rinvio di Brexit la Gran Bretagna è rimasta membro della Ue più a lungo del previsto, pagando il dovuto, la cifra finale sarà inferiore, intorno ai 33 miliardi.

Si tratta di una marcia indietro forzata per Johnson, che in passato aveva dichiarato di non voler dare neanche un penny a Bruxelles.

Da monitorare quindi gli sviluppi di questa giornata e i possibili retro-front di ambo le parti durante il corso della settimana.

L’EURO RIPRENDE FORZA?

Il rally a rialzo che sta caratterizzando la valuta condivisa potrebbe trovare sviluppi fondamentali che andrebbero a spingere il prezzo ulteriormente, grazie al sostegno da una serie di fattori, dopo che l’incertezza sulla Brexit sarà superata.

Già nella giornata di giovedì infatti si è visto una presa di posizione da parte dell’euro che ha permesso al prezzo un recupero su molti cross valutari, grazie alle voci di un accordo tra Zona Euro e Regno Unito per una possibile Brexit.

Il trend di lungo potrebbe avvantaggiare la valuta anche nei confronti del dollaro (Vedi grafico sotto)

EUR/USD:

 

La valuta a stelle e strisce avrebbe le ore contate.

Un possibile deprezzamento del biglietto verde si sconterebbe già a fine mese con la Federal Reserve che secondo gli ultimi dati avrebbe intenzione di compiere un ulteriore taglio al costo del denaro, compiendo così il terzo taglio consecutivo.

Questa presa di posizione quindi non farebbe altro che avvantaggiare ulteriormente l’Euro a discapito di altre valute.

Ulteriore spinta verrà data se la Banca centrale europea si allontanerà da un ulteriore abbassamento dei tassi (cosa ormai scontata) e se intensificherà le richieste di stimolo fiscale da parte degli stati stessi.

Negli ultimi mesi il flusso costante di dati economici inadeguati fuori dalla regione ha intensificato la speculazione che la BCE aggiungerà al suo stimolo all’acquisto di obbligazioni.

Eppure la sua ultima ondata di allentamento quantitativo è di fronte all’opposizione interna.

Il N1 della BCE Mario Draghi, che ricordo concluderà il suo mandato la prossima settimana, ha ripetuto più volte la sua richiesta di aumentare la spesa dei governi al fine di fermare la politica di abbassamento dei tassi e optare per altre strade.

Stati come la Germania che hanno una plus valenza notevole rispetto ad altri stati dell’euro zona, devono investire al fine di evitare il rallentamento economico.

A detta del presidente della Bce questa è una delle vie da intraprendere insieme al protocollo dell’MMT descritto nell’articolo precedente, dove il rapporto tra banca centrale e stato sarebbe rivisto in modo più diretto bypassando gli istituti bancari.

Il governo della Cancelliera Angela Merkel ha recentemente tagliato le sue previsioni di crescita per l’1%, in calo rispetto a un precedente 1,5%, ed è proprio per questo che Mario Draghi invita ad agire tempestivamente da parte degli stati membri che si sono dimostrati virtuosi.

La Germania avrebbe tutte le carte in regola per mettere mano all’economia interna al fine di migliorare la situazione del paese.

Anche un colosso come la Cina sta dimostrando outlook negativi con la crescita economica in rallentamento, dimostrando livelli visti l’ultima volta nei primi anni ’90.

Inoltre un allentamento quantitativo a tempo indeterminato è anch’esso in discussione.

Il tasso d’interesse per i prestiti overnight tra banche europee, note come Eonia, è in realtà aumentato.

Fatto simile a quanto accaduto negli Usa in cui vi è stato un aumento della volatilità del tasso di riferimento reale che ha costretto la Fed a intervenire nel circuito interbancario con stimoli che dureranno fino a inizio del prossimo anno.

Cosa certa è che l’Euro è tutt’altro che fuori pericolo e verso la fine dell’anno le tensioni commerciali tra Stati Uniti e UE potrebbero inasprirsi.

Senza dimenticarsi della Cina che potrebbe mettere in ulteriore pericolo la zona euro con il settore automotive in crisi, se mai l’accordo con gli Usa non dovesse andare a buon fine.  

C’è da dire che se il trend dovesse continuare a rialzo dopo i dati della Fed di fine mese, bisognerà monitorare l’area di 1.12 in cui il prezzo potrebbe fermarsi e invertire.

Se il prezzo dovesse rompere questa zona volumetrica significherebbe che siamo all’interno di un trend di lungo confermato, che darebbe modo all’euro di farsi apprezzare. 

Prospettive Usa? Come reagirà la Fed?

Fuori dall’euro zona ad aggiungere notizie ai mercati troviamo i dati statunitensi deboli, che possono costringere la Federal Reserve a compiere il terzo taglio consecutivo.

La produzione nelle fabbriche statunitensi è diminuita a settembre.

Le vendite al dettaglio hanno registrato inaspettatamente il primo calo in sette mesi e un indicatore delle aspettative di inflazione da parte della Fed di New York è sceso il mese scorso al livello più basso dal 2013.

L’economia negli Usa sta registrato un’espansione a un passo “tra il debole e il modesto”, a causa delle preoccupazioni per le incertezze commerciali e al rallentamento globale.

E’ quanto rilevato nel rapporto della Federal Reserve, noto come Beige Book, elaborato ogni sei settimane sulla base delle informazioni raccolte nei 12 distretti in cui opera la banca centrale statunitense.

La crescita delle imprese continua, ma molte hanno tagliato il loro outlook.

L’istituto guidato da Jerome Powell sottolinea che il rallentamento della crescita, nelle ultime settimane, ha portato molte aziende a rivedere le proprie prospettive ed ora si aspettano che l’attività si indebolisca nel breve termine.

Nel report si legge infatti che i commerciali delle aziende si aspettano che l’espansione continui a un ritmo tutt’altro che deciso, rivedendo a ribasso l’outlook per i prossimi 6-12 mesi.

La maggior parte dei distretti prevede quindi che l’espansione economica continui ma alcune aziende manifatturiere hanno ridotto il personale a causa della debolezza degli ordinativi.

Altre hanno invece preferito tagliare le ore di lavoro invece di ridurre la forza lavoro.

I salari (si legge ancora nel Beige Book) sono cresciuti a un ritmo moderato, con pressioni al rialzo per i lavoratori meno qualificati.

Matthew Luzzetti, capo economista degli Stati Uniti presso Deutsche Bank Securities, ha detto che il quadro è complicato dal fatto che i rischi per le prospettive sono diminuiti.

La crescita dell’occupazione nel settore privato sta rallentando e le vendite al dettaglio sono diminuite il mese scorso.

I rischi esterni, come la Brexit e la disputa commerciale con la Cina, sembrano essere moderati.

“Ora siamo in un ambiente in cui i dati in arrivo si sono effettivamente ammorbiditi, ma forse ci stiamo muovendo in un mondo in cui i rischi potrebbero non essere così gravi”, ha detto Luzzetti.

Tuttavia, “con l’intera politica commerciale che rimane torbida e l’ammorbidimento dei dati, sarebbe difficile a questo punto non inviare un segnale che si è pronti almeno per il prossimo futuro.”

L’onere di dire ciò che verrà dopo ricadrà su Powell, nella sua conferenza stampa del 30 ottobre dopo la riunione della Fed.

Il N1 della banca centrale americana è stato attento a omettere indicazioni prospettiche nelle recenti dichiarazioni politiche, affermando che “monitorerà le implicazioni delle informazioni in arrivo” e “agirà nel modo appropriato”.

Powell probabilmente respingerà il parlare di recessione, facendo notare che l’economia è in un “buono stato” un ritornello che lui e altri funzionari hanno ripetuto più volte quest’anno.

E’ improbabile però che dica molto sull’azione futura.

Una eccessiva comunicazione da parte del consiglio direttivo andrebbe ad alimentare sempre maggiori aspettative sui mercati, presupponendo che vi sia sempre un taglio dei tassi a stimolare l’economia.

Il pericolo in questo caso è di inserirsi in un angolo dove c’è sempre l’aspettativa per un ulteriore tagli a ribasso.

Di fatto gli analisti prevedono un taglio per il 90% come riportato dalla fonte del CME (vedi sotto) evidenziando una notevole sicurezza del mercato sui movimenti futuri della Fed sebbene Powell non si sia sbilanciato.

Attualmente il tasso di riferimento è fissato a 1,75 punti base e con molta probabilità verrà abbassato di un altro quarto di punto, attestandosi intorno a 1.50 punti come mostrato in figura.

cme

 

Il N1 del consiglio direttivo ha sempre tenuto le distanze sulla parola quantative easing.

Di fatto, se vi sarà un ulteriore taglio degli interest rate dopo l’immissione di liquidità già avvenuta nel circuito interbancario, in questi casi non si può non parlare di allentamento quantitativo e cioè un QE.

Proprio per questi aspetti possiamo dire che nel breve-medio termine, proprio per gli stimoli che la Fed sarà costretta a dare al mercato azionario americano unito al circuito interbancario, una svalutazione del dollaro è oramai certa.

Questo a vantaggio di valute come l’Euro, Yen, Franco Svizzero e Sterlina se su quest’ultima il problema Brexit venisse risolto nei prossimi mesi.

 Cross da monitorare

Questa settimana, uno dei principali cross sul quale porre attenzione è proprio la coppia euro/dollaro, in cui si potrebbe verificare un occasione di entrata a mercato a ridosso delle resistenze segnate in figura.

Il prezzo da come si vede nel grafico (riportato sotto), sta raggiungendo un’area importante sul livello 1.12 che potrebbe respingere il prezzo momentaneamente per poi dar vita a un impulso rialzista fino in area 1.13.

Questo andando a sfruttare il possibile taglio dei tassi da parte della Fed, previsto per fine mese, che andrebbe ad allungare ulteriormente il target di breve-medio termine.

 

Se si guarda il grafico daily sulla sinistra possiamo notare l’accelerazione da parte dell’euro avvenuta nelle ultime 3 sessioni di mercato, dovuta proprio ai motivi elencati precedentemente sulla Brexit.

Ora, se consideriamo il momentum con cui il prezzo sta raggiungendo il primo livello di resistenza, potremmo optare per un possibile fake-out nelle prossime giornate.

Questo per poi correggere a ribasso andando a creare una possibile fase di trading-range, con supporto segnato in figura.

Detto questo si possono ricercare sia operazioni short di breve termine a ridosso dell’area volumetrica, sia operazioni long per sfruttare i dati della prossima settimana andando a massimizzare i profitti, ricercando aree di correzione dell’impulso rialzista attuale.

In ogni possibile scenario è essenziale aspettare una congestione del prezzo, per poi andare alla ricerca di pattern di entrata (come calicetto, big hunter stop o la marsigliese) che in questi contesti di mercato riescono a performare notevolmente consentendoci rischi rendimenti elevati.

Con questo vi saluto e vi auguro buon trading.

 

Michele Cervellin

 

ARTICOLI RECENTI