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BCE

Finalmente, dopo 2 settimane caratterizzate da piccoli movimenti sui mercati, mercoledì scorso abbiamo assistito a un bel aumento di volatilità dovuta alla decisione sul tasso d’interesse della Banca Centrale Europea, la quale ha affermato ciò che tutti si aspettavano.

Mario Draghi ha rivelato le linee guida in cui la Bce si muoverà per far fronte all’indebolimento economico, lasciando i nuovi compiti a Christine Lagarde la quale andrà a sostituire Draghi con il mandato di fine ottobre.

Nella giornata di mercoledì Draghi ha quindi confermato ciò che aveva indicato qualche settimana fa, affermato che la Bce è disposta a usare tutti gli strumenti in suo possesso pur di sorreggere l’economia e spazzare via la possibilità di un rischio recessione.

Il consiglio direttivo della Bce ha rivelato che i tassi di interesse di riferimento si manterranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali (ricordo che attualmente il tasso di interesse è dello 0%) fino alla fine o a metà del 2020, monitorando il livello di inflazione e mantenendo un target del 2% nel medio termine, con possibilità di sforare il 2% solo nel caso in cui l’economia ne abbia la necessità, dando un maggiore impulso al sistema economico con una nuova immissione di liquidità.

Alla fine del meeting il consiglio ha aperto la possibilità di procedere con un nuovo metodo di sostegno il tiering system del tasso sui depositi oppure un nuovo programma di acquisto di titoli di stato come già detto precedentemente anche nella visione espansiva da Christine Lagarde.

IL TIERING

Non sono ancora emersi dettagli sulla sua possibile architettura, ma il
meccanismo di tiering in discussione alla BCE prevederebbe l’esclusione di
una parte delle riserve in eccesso delle banche europee oggetto di deposito
presso l’istituto centrale dall’applicazione del tasso negativo del -0,40% (che
oggi, invece, si applica all’intero importo di liquidità in eccesso).

L’idea si poggia sulla considerazione che, per ancorare i tassi di mercato
interbancario sui livelli desiderati dalla BCE, sarebbe sufficiente applicare il
tasso negativo solo ad una parte minoritaria dell’excess liquidity
complessiva.

Sulla (maggioritaria) parte restante potrebbe invece applicarsi
il tasso delle Main Refinancing Operations (MRO), attualmente pari a zero.
Non si può escludere, inoltre, un sistema a tre tier con l’applicazione di tre
diversi tassi (negativo, nullo e positivo).

La politica della Bce rimane quindi espansiva confermando la visione che in molti avevano cioè quella di una banca centrale europea “colomba” in grado di cogliere le esigenze del mercato e ad adattarsi tempestivamente al mantenimento dei target.

FED

IL vero impulso all’economia Usa potrebbe venire proprio nella data di mercoledì 31 dove sarà l’ora della Banca Centrale Americana che dovrà rilasciare i dati sulla politica monetaria compresa  quella sui tassi d’interesse.

Ci sono molte attese su questi dati proprio perché potrebbero spingere l’azionario a una nuova corsa dopo la rottura dei massimi, anche se un po’ timida, avvenuta qualche settimana fa.

I dati del Pil Usa su base annuale si sono attestati al 2.1%, contro il 3.1% nel primo trimestre, mentre secondo gli analisti le attese erano per un 1,8%.

Questo è segno che il mercato americano si sta difendendo abbastanza bene proprio come descritto anche dal presidente Trump, dove in uno dei suoi tweet non è mancata la stoccata nei confronti della Fed.

Il presidente ha scritto ”Non male, considerando che abbiamo la pesantissima ancora della Fed legata al collo”.

Gli attacchi di Trump nei confronti della Fed quindi non danno segno a diminuire.

Il presidente sta cercando in tutti i modi di far cambiar rotta alla Banca Centrale Americana e questo potrebbe mettere sotto pressione Powell per la decisone della politica monetaria da attuare.

Secondo Trump la Fed deve agire il prima possibile affinchè si scongiuri una possibile crisi, mettendo mano ai tassi di interesse e allentando la presa che oramai è stata stretta troppe volte e troppo in fretta a detta del presidente Usa.

POWELL

Dopo i ripetuti attacchi di Trump, Powell nelle giornate precedenti ha affermato che la Fed potrebbe rivedere le stime sui tassi delineando una possibile diminuzione.

Le stime di un possibile taglio attualmente sono per un 78,6% su una diminuzione di 0.25 punti e un 21.4% per un taglio di 0.5 punti.

Secondo gli analisi infatti il dollaro attualmente è ancora troppo sopravvalutato e un taglio di soli 0.25 punti potrebbe non bastare per far ripartire i titoli azionari nel medio termine.

L’ideale sarebbe attuare un taglio di 0.5 punti in modo tale da mette in atto un netto impulso a favore dei titoli azionari svalutando il dollaro al fine di far correre l’economia con più decisione.

Ora, visti i possibili futuri sviluppi delle Fed nella giornata di mercoledì, si potrebbe prendere in considerazione una svalutazione del dollaro in varie coppie.

Partendo dalla major per eccellenza euro/dollaro per poi passare ad altre coppie come dollaro australiano/dollaro che attualmente sto monitorando.

Occhi puntati quindi agli aggiornamenti dove andremo ad analizzare le coppie migliori sul quale operare a favore di notizia, per far si di riuscire a prendere un bel movimento aumentando così il rischio rendimento sperando che i dati da noi raccolti siano il più possibile coerenti con i dati ufficiali che verranno rilasciati.

 

AGGIORNAMENTI

I cross sul quale porrò la mia attenzione poco prima delle notizie della Fed saranno eur/usd e aud/usd come accennato sopra.

Siamo arrivati in entrambi i cambi su delle zone importanti di supporto che potrebbero fare da punto di inversione del prezzo lasciandoci un RR più ampio.

Ricordo inoltre che venerdì saranno rilasciati i dati degli NFP (non farm payroll)  che potrebbero darci un maggiore allungo di target visto che le previsioni vedono dati minori dei precedenti e quindi un indebolimento ulteriore del dollaro.

Andiamo ora a vedere i rispettivi grafici:

EURO/DOLLARO:

DOLLARO AUSTRALIANO/DOLLARO:

Nei grafici sopra elencati vi sono i time-frame daily e h4.

Possiamo vedere che sulla coppia per eccellenza euro/dollaro abbiamo una fase di lateralità confermata a ridosso di un importante supporto daily in area 1,11 dove il prezzo potrebbe appoggiarsi ancora una volta poco prima del rilascio dei dati sul tasso d’interesse.

I target sui quali puntare sono in area 1.12 per la chiusura di una prima posizione più cautelativa, successivamente si potrebbe allungare il target fino a 1,13 con l’idea che i dati di venerdì sugli NFP possano darci un maggiore allungo sul nostro obiettivo.

Per quanto riguarda il cross AUD/USD vi è stata una repentina svalutazione del dollaro australiano con impulsi di rilevanza che potrebbero a momenti concludersi aspettando una fase di lateralizzazione in area 0.684  sulla quale ci si potrebbe  aspettare una possibile fase  correttiva in concomitanza dei dati di domani.

L’idea di fondo rimane la medesima su entrambi i cross, ricordo di fare attenzione a un possibile aumento di volatilità che potrebbe rompere anche se di poco i nostri supporti per poi continuare con la svalutazione del dollaro visto l’idea di fondo da parte della Fed di domani, dove potrebbe tagliare il costo del denaro per la prima volta dal 2008 ad oggi.

Michele Cervellin

 

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