Fondo di emergenza

I leader dell’Unione europea, riuniti ieri per quattro ore  in videoconferenza, si sono detti d’accordo su un fondo di emergenza da circa mille  miliardi di euro a sostegno della ripresa, anche se i dettagli del piano vengono rimandati  all’estate.

Di “grandi progressi” ha parlato il premier Giuseppe Conte, ma per il presidente  francese Emmanuel Macron “le divisioni restano”.

Se per Conte sono essenziali i  trasferimenti a fondo perduto, posizione condivisa dalla Spagna, l’Austria chiede invece che l’aiuto sia sotto forma di prestiti.

La cancelliera Angela Merkel ha detto che il “Recovery fund” è nell’interesse della Germania e che Berlino dovrà contribuire maggiormente al budget Ue.

Ma per il fondo bisognerà aspettare almeno inizio 2021, a detta di un funzionario Ue.

Il commissario Ue per l’economia Paolo Gentiloni ha detto a Radio Anch’io che i soldi del fondo servono presto e che i prestiti dovranno avere una scadenza molto lunga, 30-40 anni.

Rassicura però sul fatto che ci saranno sovvenzioni dirette, parla di un buon risultato del Consiglio europeo e dice che il Mes per l’emergenza sanitaria è vantaggioso, “non mi sembra la Troika”.

CORONAVIRUS ITALIA

Hanno superato quota 25.500 i decessi da coronavirus in Italia, con circa 190.000 contagiati.

In discesa il numero di quanti sono attualmente positivi e dei  ricoverati in terapia intensiva.

Secondo il Corriere della Sera il calendario della Fase due prevede che il 27 aprile riaprano le fabbriche di macchinari per l’agricoltura, il 4 maggio manifattura e cantieri, l’11  maggio i negozi, il 18 maggio bar e ristoranti.

Oggi il presidente di Brembo Alberto Bombassei, dalle pagine del Sole 24 ore, lancia  l’allarme: se la prossima settimana la filiera italiana non tornerà operativa e non aggancerà il treno tedesco, il futuro delle aziende italiane è a rischio.

Per Moody’s l’affidabilità creditizia dell’Italia dipende da una ripresa tempestiva e da un  piano di bilancio credibile dopo lo shock legato all’epidemia, si legge in una nota diffusa ieri dell’agenzia.

COVID TAX, LA PATRIMONAILE “MASCHERATA”

Nel post pandemia Covid-19, le difficoltà critiche che avrà la fiscalità italiana nei prossimi mesi, obbligherà a straordinari interventi per reperire risorse finanziarie che consentano sostegno al  reddito e aiuti alle imprese nonostante i piani messi in campo dalle autorità nazionali .

Noi italiani abbiamo 1.6 trilioni di euro di giacenze di depositi bancari  (con rilevazione di fine dicembre 2019) e l’importo sarà aumentato in maniera significativa ad oggi,  si può presupporre.

Vediamo un esempio di patrimoniale in Italia?

Anziché fare un prelievo coatto sulle giacenze di deposito potrebbe essere ipotizzata una sottoscrizione di titoli a fronte di un prelievo e a fronte di determinati contribuenti o depositanti.

Potrebbe essere ipotizzabile un prelievo dal 5 al 10 % al quale corrisponderebbe una assegnazione di titoli di stato ibridi di nuova emissione soggetti a una serie di limitazione oltre che ad un onerosità (un interesse) bassissima e si creerebbero due effetti nel breve:

1- generare cassa liquidità tra i 100 e 200 mld di euro

2- il depositante non sarebbe “aggredito” dalla fiscalità in quanto essendo titoli ibridi o titoli di stato garantiti dallo stato stesso con serie di caratteristiche a tassi d’interessi contenuti o meglio, agevolazioni fiscali che potrebbero essere riconosciuti a soggetti che “sottoscrivono forzosamente”

Questo approccio potrebbe non creare a prima vista “ostilità” nel depositante che verrà “colpito” in quanto, nel momento in cui si effettua una patrimoniale dal 2 o 3 % con prelievo forzoso, si potrebbero innescare forti fughe di capitali all’estero quindi avrebbe più senso fare questo tipo di approccio “ibrido” o “BOT people” sottoscritto forzosamente associando al titolo  una serie di bonus per chi detiene lo stesso a medio-lungo termine.

 

A cura di Alex Soldati